In radio e in Tv, è il giorno di Nino Manfredi che oggi avrebbe compiuto 100 anni. Lui, Sordi e Mastroianni i tre grandi della commedia all’italiana del Novecento: i nostri Dante, Petrarca e Boccaccio. Nino, diminutivo di Saturnino, nacque in un borgo della Ciociaria, l’odierna provincia di Frosinone, Castro Dei Volsci. La sua propensione per lo spettacolo non gli impedì di laurearsi in Giurispudenza nel 1945, due anni dopo si diplomò all’ accademia esordendo a teatro collaborando con Strehler ed Eduardo. Esordì al cinema con un primo film del 1949, Il 14 luglio del 1955 sposò l’indossatrice Erminia Ferrari, alla quale lui sarà legato fino alla morte e dalla quale avrà tre figli: Roberta nel 1956, Luca nel 1958 e Giovanna nel 1961. Altri ruoli cinematografici importanti del periodo furono quello nel film Totò, Peppino e la… malafemmina (1956) e altri ruoli da protagonista in altre commedie. A fine anni ’50 legò il suo nome ad un’edizione fortunata di Canzonissima creò la macchietta di “Bastiano, il barista di Ceccano”, la cui battuta tormentone Fusse che fusse la vorta bbona.
Sull’onda del suo successo televisivo fu uno dei protagonisti in Audace colpo dei soliti ignoti di Nanni Loy, sequel del fortunato I soliti ignoti, diretto da Mario Monicelli l’anno precedente.Diventò una delle colonne portanti della commedia all’italiana con importanti ruoli sia comici o brillanti che drammatici. Interpretò Dudu’ nel film Operazione San Gennaro 1966 regia Nanni Loy. Interpretò personaggi diversi, come il rappresentante scambiato per gerarca fascista in Gli anni ruggenti (1962), il cittadino distrutto da una burocrazia impietosa in Made in Italy (1965) e il cognato dell’editore Alberto Sordi, disilluso dalla civiltà consumistica e diventato stregone in Africa in Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa? (1968); nello stesso anno fu protagonista nel film Straziami ma di baci saziami. Nel 1969 lo si ritrovò protagonista della commedia a episodi Vedo nudo e poi nel film Nell’anno del Signore di Luigi Magni.
Nel 1973 interpretò invece l’emigrante italiano in Svizzera in Pane e cioccolata e il portantino d’ospedale idealista in C’eravamo tanto amati; altri ruoli importanti li ebbe in Brutti, sporchi e cattivi del 1976 e tornò a lavorare con il regista Luigi Magni nel 1977 in In nome del Papa Re in cui interpreta monsignor Colombo da Priverno, giudice del tribunale del Papa, che in piena crisi di coscienza, si ritrova a dover scegliere tra il potere costituito, il Papa Re appunto, e le nuove istanze di libertà del popolo in rivolta. Poi lo troveremo in Café Express del 1980. Tornerà a lavorare con il regista Luigi Magni in In nome del popolo sovrano nel 1990, dove ricopre il ruolo di Ciceruacchio, un uomo del popolo che combatte e muore per la libertà di Roma dal potere papalino, film che chiude una trilogia, dove il tema è sempre il prezzo della libertà e il patriottismo, non retorico, ma di ideali, dove si vuole far rivivere, più che solo ricordare, gli uomini e le donne che combatterono per l’unità d’Italia.
In qualità di attore si aggiudicò cinque Nastri d’argento e cinque David di Donatello, fece radio e teatro, fu doppiatore e volto di una celebre pubblicità di una marca di caffè.
Sul piccolo schermo fece il suo rientro nel 1972, quando interpretò Geppetto, il padre di Pinocchio nello sceneggiato televisivo Le avventure di Pinocchio di Luigi Comencini. Dal 1990 in poi interpretò numerose fiction televisive dirette perlopiù dal genero Alberto Simone e dal figlio Luca; furono sempre personaggi carichi di notevole umanità, come il commissario Franco Amidei di Un commissario a Roma (1993) e, soprattutto, come il brigadiere Saturnino Fogliani nella serie televisiva Linda e il brigadiere (1997-2000), accanto a Claudia Koll nella prima e nella seconda stagione ed a Caterina Deregibus nella terza.
fu popolare anche come cantante: nel 1970 la sua versione del classico brano di Ettore Petrolini Tanto pe’ cantà (risalente al 1932) raggiunge le primissime posizioni della hit parade. Più avanti, ottennero successo anche Me pizzica… me mozzica, tratta dal suo film Per grazia ricevuta (1971) e, nello stesso anno, M’è nata all’improvviso ‘na canzone, quindi Tarzan lo fa (1978), La pennichella (1980), La frittata, cantata come ospite al Festival di Sanremo 1982, e Canzone pulita, eseguita come ospite al Festival di Sanremo 1983 accompagnato da cinquanta bambini.
L’ultimo suo ruolo fu quello di Galapago nel film, uscito postumo in Italia, La fine di un mistero (La luz prodigiosa), diretto da Miguel Hermoso. Manfredi interpretò uno sconosciuto privo di memoria, salvato dalla morte da un pastorello durante la guerra civile spagnola del 1936 e ricoverato per quarant’anni in un manicomio; alla fine, grazie ad alcune ricerche, si scopre la sua identità: quella del poeta Federico García Lorca, che la pellicola immagina miracolosamente sopravvissuto alla fucilazione a opera dei franchisti. Si trattò di un’interpretazione lodata dalla critica: asciutta, scarna ed essenziale, quasi senza parole, fatta soltanto di sguardi fissi, che gli valse il Premio alla carriera intitolato a Pietro Bianchi.
Colpito da due emorragie cerebrali, si spense a Roma nel giugno 2004.
La vita del grande attore è raccontata in un libro scritto dal figlio Luca, dal titolo un “Friccico ner core”
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