Giuliana Sgrena, storica giornalista del Manifesto, inviata di guerra, lucida narratrice di molti dei grandi fatti degli ultimi decenni, questa mattina ai microfoni di Radio 104 nel programma This Morning condotto da Chiara Giuria e Katia Orengo, ha raccontato le linee guida del suo nuovo libro Manifesto per la verità (Il Saggiatore, 260 pagine).
L’abbiamo raggiunta telefonicamente mentre era in viaggio verso Napoli, dove questa sera alle 18.30 alla libreria Io ci sto del Vomero presenterà il suo libro insieme all’attrice Marina Senesi che proporrà un estratto del suo lavoro teatrale Doppio Taglio – Come i media raccontano la violenza contro le donne.
Giuliana ha dedicato buona parte della sua carriera da giornalista a sostenere le donne, lo ha fatto scrivendo Il prezzo del velo, La guerra dell’Islam contro le donne e Dio odia le donne. Anche in questa sua ultima opera, Manifesto per la verità, la giornalista ha dato ampio spazio alle tematiche femminili, spiegando come i media e la stampa trattano i casi di violenza e molestie.
“Sì, un Manifesto per la verità a partire proprio dalle donne, perché uno dei temi su cui la stampa è più carente, meno attenta ai fatti reali, è proprio il tema della violenza sulle donne, ho voluto aprire il mio Manifesto per la verità proprio da questo tema. Come le fake news che fanno male alle donne perché si cerca sempre di colpevolizzare la donna, quando le donne subiscono delle violenze non si cerca mai di capire il perché della violenza, determinata dal fatto che nella nostra società c’è ancora una cultura patriarcale per cui non si riconosce alle donne la possibilità di decidere sul proprio futuro, sui propri rapporti, sul proprio corpo, per questo si stravolge completamente l’informazione relativa alle donne. Bisogna proprio riaffermare il ruolo che possono avere la stampa e i media in generale rispetto a questa cultura patriarcale che deve essere sconfitta per salvare le donne e anche l’informazione sulle donne”.
Nel tuo libro parli di Victim blaming, che sarebbe la volontà di negare credibilità alle denunce.
“Sì. Anche se il movimento #metoo in qualche modo ha affermato la credibilità delle donne quando denunciano. Naturalmente non ancora completamente, non ancora ovunque perché questo è un processo che richiederà del tempo, però le donne hanno cominciato a essere credute e far valere le proprie denunce. Questo un passo importante perché così si potrà sconfiggere questo modo di vedere la violenza sulle donne che cerca sempre nelle donne la responsabilità”.
In Manifesto per la verità tratti anche il caso di Asia Argento…
“Sì, non per particolare simpatia ma perché lei è stata una delle prime donne a mettere la faccia nelle denuncia, a mettersi in gioco. Tra l’altro contro Weinstein, quindi un colosso. Mentre negli Stati Uniti la notizia ha avuto il suo peso e la sua credibilità, in Italia non ha avuto la stessa sorte, da una certa parte di stampa italiana non è certo stata trattata bene essendo stata quasi accusata di essersi prostituita per fare carriera. E’ esemplare il caso Asia Argento”.
E quindi come dovrebbe cambiare l’approccio dei giornalisti italiani versi questo argomento?
“Intanto il linguaggio dovrebbe essere un linguaggio più sessuato, invece ancora oggi si fa fatica e talvolta ci si rifiuta di dire o scrivere La Sindaca o L’Avvocata e poi la stampa dovrebbe stare molto più attenta prendendo spunto ad esempio dalle iniziative dell’Associazione G.I.U.L.I.A (Giornaliste indipendenti) che indicano come trattare le donne vittime di violenze di genere. Un’ attenzione maggiore a non vedere sempre il punto di vista di chi la produce, quindi del carnefice, e magari utilizzare subdole frasi che quasi giustificano il gesto violento”.
Giuliana Sgrena è in tour per presentare Manifesto per la verità e sarà a Milano il 19 novembre alla sede dell’Unione femminile nazionale in corso di Porta Nuova 32 e a Genova al Festival dell’Eccellenza al Femminile il 20 novembre.
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