L’indicazione che giunge dalla terza serata del Festival di Sanremo è chiara: saranno Elisa con Mahmood e Blanco a giocarsi la vittoria della 72° edizione. L’esito delle votazioni a cui si è aggiunta la “demoscopica 1000” ha certificato la corsa a due tra le migliori canzoni della kermesse che ieri sera ha riportato sul palco tutte le 25 canzoni per un terzo riascolto prima della serata cover di questa sera e la finalissima di sabato.
Una notte lunga e densa di spunti quella che si è celebrata con la presenza del consueto stuolo di ospiti e superospiti (o presunti tali…). Il momento più alto e impegnativo è stato l’intervento di Roberto Saviano nel ricordo della strage di Capaci di 30 anni fa in cui persero la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: “Sono simbolo di coraggio, la loro storia è quella di chi sceglie sapendo di rischiare, accusati di spettacolarizzare il loro operato, vennero affossati dagli haters del tempo e la mafia ne approfittò. Di Falcone si arrivò addirittura a dire che la borsa con 58 candelotti di esplosivo rinvenuta nei pressi di casa sua se l’era messa da solo”. Saviano raccoglie una standing ovation densa di commozione nel ricordo non solo dei due magistrati ma anche di tutte le vittime delle mafie che hanno pagato con la vita il loro coraggio.
Ieri ad affiancare Amadeus c’era Drusilla Foer “la parola diversità non mi piace, ha in sé qualcosa di comparativo e una distanza che non mi convince”, dice nel suo monologo a Sanremo. “Ho cercato un termine per sostituirla e ho trovato unicità, mi piace, piace a tutti, perché tutti noi siamo capaci di notare l’unicità dell’altro e tutti pensiamo di essere unici. Ma per comprendere e accettare la propria unicità è necessario capire di cosa è fatta, di che cosa siamo fatti noi, certamente delle cose belle, ambizioni, valori, convinzioni, talenti”. “Non è affatto facile ma vanno prese per mano tutte le cose che ci abitano e portate in alto, nella purezza della libertà”, dice, salutata da lungo applauso del pubblico. “Sono una persona molto fortunata a essere qui, ma date un senso alla mia presenza su questo palco e tentiamo insieme l’atto più rivoluzionario che c’è, l’ascolto di se stessi, delle nostre unicità, per essere certi che le nostre convinzioni non siano solo delle convenzioni, facciamo scorrere i pensieri in libertà, senza pregiudizio, senza vergogna, liberiamoci dalla prigionia dell’immobilità”.
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